Migliaia di richieste vengono respinte ogni anno. Molti di questi dinieghi possono essere ribaltati con un ricorso tempestivo e ben motivato. Ecco come tutelarsi.
Ottenere
l'Indennità di Accompagnamento può fare la differenza nella qualità
della vita di una persona con disabilità grave e di chi se ne prende
cura ogni giorno.
Non è un "regalo" dello Stato, ma un diritto riconosciuto dalla legge a chi versa in condizioni tali da non poter compiere autonomamente gli atti quotidiani della vita. Eppure, troppe famiglie si sentono rispondere "no" a una richiesta che, invece, sarebbe pienamente meritata. Quella sensazione di frustrazione e ingiustizia è comprensibile, ma non deve essere l'ultima parola.
Spesso,il
diniego non arriva per mala fede, ma per una valutazione
medico-legale insufficiente o frettolosa. La Commissione INPS
valuta le patologie del richiedente basandosi su documentazione
spesso cartacea, senza avere un quadro completo della reale
condizione di vita. Un verbale che si limita a elencare le
diagnosi, senza descrivere minuziosamente le concrete difficoltà nel
vestirsi, lavarsi, alimentarsi o deambulare, non rende giustizia alla
situazione reale. È qui che nasce il contenzioso.
La
buona notizia è che contro il diniego dell'INPS è possibile
presentare ricorso entro 6 mesi dalla notifica del verbale.
Questo atto non è una semplice "protesta", ma un vero e
proprio strumento giuridico che consente a un Giudice –
specializzato in materia di diritto previdenziale – di riesaminare
tutto il caso. Attraverso il ricorso, è possibile integrare la
documentazione medica con nuove perizie specialistiche, relazioni
dettagliate del medico curante e anche racconti testimoniali di chi
assiste il richiedente ogni giorno. Si costruisce, in altre parole,
un quadro completo e inoppugnabile della disabilità.
Non
accettare un diniego come una risposta definitiva. Un primo "no"
dell'INPS è spesso solo l'inizio di un iter che, con la giusta
assistenza, può concludersi con un "sì" che riconosce un
diritto fondamentale.
Il
mio consiglio è di non aspettare. Il tempo per agire è adesso.
Se tu o un tuo familiare avete ricevuto un diniego all'Indennità di Accompagnamento, contattami per una prima consulenza senza impegno.
Analizzeremo insieme il verbale INPS e valuteremo le concrete possibilità di successo di un ricorso.