sabato 11 aprile 2015

avvocati nel mirino: aggressioni, minacce e anche omicidi

Aggressioni, minacce e anche omicidi: avvocati nel mirino
Da Avvenire del 11.04,.2015
I loro eleganti studi professionali sono spesso frequentati da brutti ceffi. I criminali professionali sono buoni clienti: un boss che si rispetti deve avere un avvocato che si rispetti. Ma poi c’è una pletora di balordi, avventurieri, delinquenti sgarrupati, che per i legali sono un rischio non sempre calcolato.
Le aggressioni a danno dei legali sono all’ordine del giorno. Molti neanche denunciano, sperando di poter ricucire con il proprio assistito, oppure perché comprensivi davanti allo stress che un percorso processuale comporta. Finire nel tritacarne della giustizia non è una passeggiata per nessuno. C’è chi dal proprio legale si aspetta il miracolo. Giardiello era u- no di questi. Ma non il solo.
Evocare 'un clima contro i giudici' in riferimento alla strage del tribunale di Milano è 'fuorviante' e 'quantomeno inopportuno'. A affermarlo è l’Unione delle camere penali italiane, secondo 'l’omicida ha infatti espresso il suo sentimento di rabbia e vendetta nei confronti di chi riteneva ingiustificatamente responsabile delle sue disavventure, e ciò non ha nulla a che vedere con una asserita delegittimazione o con il discredito della magistratura'. Il rispetto, aggiungono, 'si deve a tutti i soggetti della giurisdizione, magistrati e avvocati, e nel caso a tutti coloro i quali sono stati uccisi o feriti, senza distinzione per il ruolo o la funzione esercitata'.
La storia giudiziaria recente è fatta anche di lutti. L’omicidio del penalista Enzo Fragalà, aggredito il 23 febbraio del 2010 a Palermo e morto dopo un’agonia di tre giorni, resta un mistero. Furono arrestati in tre, ma nessuno è stato ritenuto colpevole. Altre volte se non c’è scappato il morto è stato solo per caso. Il 14 ottobbre l’avvocatessa milanese Diana Ricceri è stata aggredita per la sceonda volta nel giro di sei mesi. Alla fine di marzo era stata addirittura presa a martellate da un cliente. Si è salvata per un soffio. Lo scorso 23 marzo, a Torre Annunziata, un avvocato della curatela fallimentare della Deiulemar è stato aggredito durante il procedimento per il crac multimilionario (13mila risparmiatori hanno investito oltre 720milioni di euro).
«Tutti coloro che contribuiscono alla formazione di una sentenza e della giustizia devono essere tutelati», ha detto ieri l’ex ministro della Giustizia, l’avvocato Paola Severino. «Purtroppo - ha aggiunto - episodi così richiamano alla necessità di non distrarsi mai».
Non sempre la categoria da il meglio di sé. Lo scorso 1 aprile due colleghi di Cosenza sono stati protagonisti una scazzottata finita tra pronto soccorso e questura. Uno è ancora in carcere con l’accusa di tentato omicidio. Episodi che non fanno onore al sacrificio di legali come Giorgio Ambrosoli, assassinato l’11 luglio 1979 da un sicario ingaggiato dal banchiere siciliano Michele Sindona, sulle cui attività l’avvocato milanese stava indagando, rispondendo del suo incarico di commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, dello stesso Sindona. Esempi come quello di Serafino Famà, avvocato penalista catanese fattò ammazzare dalla mafia nel 1995. Il penalista convinse una sua assistita a non mentire durante un’udienza (come invece le avevano ordinato alcuni boss), facendo così saltare una versione dei fatti costruita a tavolino dai mafiosi. I giudici, nelle motivazioni della sentenza di colpevolezza a carico di una decina di 'uomini d’onore', scrivono: «L’omicidio in esame va individuato esclusivamente nel corretto esercizio dell’attività professionale espletata dall’avvocato Famà».

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