Il Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa (D.P.R. n. 445 del 28 dicembre 2000) stabilisce che tutti i cittadini che entrano in contatto con le pubbliche amministrazioni e con gli esercenti di pubblici servizi (poste, banche, trasporti, etc.) possono sostituire i certificati amministrativi formali concernenti stati, qualità personali e fatti, con dichiarazioni sostitutive dei certificati medesimi, che hanno la stessa validità temporale dell'atto che vanno a sostituire.
Il certificato verde covid-19, ribattezzato dalla Legge 11/22 con il nome mediatico green-pass, rientra nella categoria dei certificati amministrativi di cui all'art. 1 lett. f) DPR 445/2000, definito come il documento rilasciato da una pubblica amministrazione avente funzione di ricognizione, riproduzione o partecipazione a terzi di stati, qualità personali e fatti contenuti in albi, elenchi o registri pubblici o comunque accertati da soggetti titolari di funzioni pubbliche.
Il green pass è un certificato (digitale o cartaceo) rilasciato da una Pubblica Amministrazione per l'accertamento, attestazione e l'informazione a terzi dell'avvenuta vaccinazione da anti-SARS-CoV-2 o dell'avvenuta guarigione da COVID-19 o dell'effettuazione di test di screening con esito negativo al virus SARS-CoV-2 nelle 48 ore precedenti o, infine,dell'avvenuta guarigione dopo la somministrazione del vaccino, ma diciamolo subito che esso non è un certificato medico o sanitario, in quanto non rilasciato da medici o da sanitari i quali, invece, dopo aver formato il certificato medico vero e proprio (il referto di tampone negativo o di vaccinazione o di guarigione) trasmette i dati del referto alla pubblica amministrazione attraverso un'operazione materiale di inserimento nel sistema informatico "Tessera Sanitaria" che li raccoglie, li archivia e, sulla base della loro elaborazione, rilascia un certificato amministrativo (il green pass appunto).
L'art. 40 DPR 445/2000 stabilisce che le certificazioni amministrative "sono valide e utilizzabili solo nei rapporti tra privati. Nei rapporti con gli organi della pubblica amministrazione e i gestori di pubblici servizi i certificati e gli atti di notorietà sono sempre sostituiti dalle dichiarazioni di cui agli articoli 46 e 47
A questi due articoli corrispondono due tipologie di certificati sostitutivi, ossia:
- L'art. 46 D.P.R. 445/2000, rubricato "dichiarazione sostitutiva di certificazione" - anche detta autocertificazione - consente di autocertificare gli stati, le condizioni e le qualità tassativamente indicate nel lungo elenco della norma (es. nascita, residenza, iscrizioni ad albi, esistenza in vita, etc.).
- L'art. 47 D.P.R. 445/2000, invece rubricato "dichiarazioni sostitutive dell'atto di notorietà", stabilisce che "fatte salve le eccezioni espressamente previste per legge, nei rapporti con la pubblica amministrazione e con i concessionari di pubblici servizi, tutti gli stati, le qualità personali e i fatti non espressamente indicati nell'articolo 46 sono comprovati dall'interessato mediante la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà", ossia mediante una dichiarazione sottoscritta dall'interessato e presentata personalmente insieme alla copia di un documento di identità, oppure trasmesse via fax, tramite un incaricato, oppure a mezzo posta.
Ed è esattamente questo lo strumento normativo da utilizzare per autocertificare il green pass, ossia lo stesso strumento utilizzato sino all'aprile 2021, quando la normativa pandemica pretendeva dal cittadino di autocertificare dei presupposti legali richiesti per "uscire di casa", a condizione che non ci fosse una condizione di salute sospetta, quale una temperatura corporea superiore a 37.5°, presenza di sintomi, di quarantena, isolamento o contatti con positivi, anch'essi debitamente autocertificati.
Che l'autocertificazione sia utilizzabile per sostituire il certificato amministrativo green pass lo dimostra non solo l'esistenza della legge che lo ammette, ma anche l'intero plesso della normativa pandemica del governo Conte-bis (che la richiedeva con dpcm e decreti legge che pubblicavano fac-simile sui siti istituzionali di alcuni ministeri), salvo poi cadere nell'oblio con l'avvento del green pass utilizzato dal governo Draghi, senza però che fosse esclusa espressamente per legge - come prevede l'art. 47 comma 3 DPR 47/2000 - la possibilità di sostituzione del certificato amministrativo con l'autocertificazione.
Anzi, al contrario, l'attuale esecutivo - dopo un rapido passaggio nel d.p.c.m. "capienze" dell'ottobre 2021 ove affermava che "a legislazione vigente" il green pass non sarebbe autocertificabile -, con l'art. 6 decreto-legge n. 5 del 4.2.2022 si è prevista l'espressa possibilità di autocertificare la condizione di negatività degli studenti in regime di autosorveglianza, facendo un tampone antigenico in autosomministrazione (cioè "a casa") e autocertificando l'esito, a dimostrazione che se l'autocertificazione viene utilizzata per la p.a. - nella specie la scuola - per l'esercizio del diritto, allo stesso modo deve essere utilizzato per esercitare ogni diritto subordinato all'accertamento tamponale (green pass base).
In conclusione, a legislazione vigente il certificato amministrativo green-pass, non essendo un certificato medico (non autocertificabile ai sensi dell'art. 49 DPR 445/2000) ed in assenza di espressi divieti normativi, può essere sostituito nei rapporti con la P.A. e con i gestori dei pubblici servizi attraverso la dichiarazione sostitutiva dell'atto notorio di cui all'art. 47 DPR 445/2000.
Fonte: Il green pass si può autocertificare https://www.studiocataldi.it/articoli/43980-il-green-pass-si-puo-autocertificare.asp#ixzz7MwYG6MjA
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