La demenza
senile è
uno dei problemi
degli anziani più
comuni, raggiunta una certa età. Ma anche uno dei più complicati da
affrontare. Perché l’anziano non ha una malattia grave, ma ha una
malattia seria. Capisce e non capisce. I figli, ad un certo punto,
non sanno quanto l’anziano non si renda conto di quello che fa o
quanto, a volte, abbia di proposito un certo comportamento per
attirare l’attenzione. I suoi atteggiamenti cambiano, la sua
irritabilità aumenta. Spesso è disorientato. La memoria recente
piano piano scompare. Il risultato è un rapporto con l’anziano
problematico e frustrante. A
chi rivolgersi per problemi di demenza dell’anziano?
Può
sembrare banale, ma la prima cosa da fare quando si avvertono questi
primi sintomi è accertarsi che il problema dell’anziano sia quello
della demenza senile e che non si tratti di qualcosa di più grave
(un morbo
di Alzheimer,
per esempio).
A
chi rivolgersi? Al
medico di base che ha in cura l’anziano.
Se
lo stadio della malattia è avanzato, a
chi rivolgersi per i problemi con l’anziano che soffre di demenza?
In
questo caso, ci potrebbero essere le condizioni per un ricovero
in una Rsa,
ovvero in una Residenza sanitaria assistenziale, indipendentemente
dall’età. Fattori come una malattia che possa avere delle
conseguenze prolungate nel tempo e che provochi una perdita
progressiva dell’autonomia del
soggetto (la capacità di mangiare da solo o di camminare, oppure
l’incontinenza).
Se
ne deduce che questi anziani avranno un bisogno permanente di cure
sanitarie. Che cosa fare, allora, e a
chi rivolgersi?
L’anziano
dovrà essere visitato da un medico
dell’Asl di
competenza territoriale per ottenere il certificato
di non autosufficienza in
cui viene segnato il grado di gravità della malattia. Con quel
certificato, il parente dovrà contattare il Servizio
sociale del Comune di
residenza per fissare un appuntamento a domicilio, nel corso del
quale bisognerà presentare la valutazione diagnostica in originale e
in copia, l’eventuale certificato di invalidità ed il modello
Isee.
Spetterà
al Servizio sociale decidere se optare per un ricovero diurno,
per l’assistenza domiciliare o per un ricovero in
una Rsa disponibile.
Se
il paziente è in grado di farlo (cioè se le sue condizioni ancora
glielo permettono) può decidere quando farsi ricoverare. Ai suoi
parenti verrà riconosciuto un rimborso forfettario delle spese
sostenute purché prestino servizio di volontariato nella struttura
in cui l’anziano viene ricoverato.
Il voucher demenze
C’è
da ammettere che il nome fa venire un certo brivido, ma questo è, e
così ce lo dobbiamo tenere: il voucher
demenze è
rivolto ai pazienti con diagnosi di demenza
certificata da
uno specialista in
fase iniziale (cioè
quando si presentano principalmente problemi cognitivi e di
comportamento e non ancora sintomi clinici) e alle loro famiglie. Può
richiedere questo servizio la famiglia che si trova in difficoltà a
gestire la situazione di un anziano e che ha bisogno di aiuto per
affrontarla.
Va
da sé che il paziente non
deve ricevere altri aiuti e
non deve essere seguito da altri servizi sul territorio.
A
chi rivolgersi per ottenere il voucher demenza? (Ogni
volta che lo scrivo mi viene quel certo brivido.)
Al medico
di famiglia,
che lo farà attivare dopo avere ricevuto una relazione
dell’assistente
sociale del Comune di
residenza del malato. La famiglia può chiederlo anche direttamente
all’assistente sociale oppure all’Asl di competenza.
A chi rivolgersi per problemi con anziani malati di Alzheimer
Chi,
invece, ha in famiglia un anziano
con il morbo di Alzheimer ha
diritto ad avere la possibilità di ricoverarlo
a spese del Servizio sanitario nazionale.
E’ la Corte di Cassazione a stabilire che, in questo tipo di
patologia, si possono separare le attività socio-assistenziali da
quelle sanitarie e che, quindi, l’anziano con problemi di Alzheimer
deve avere «prestazioni totalmente a
carico del Ssn»
A
nulla serve (o dovrebbe servire) il fatto che Regioni o Comuni
dispongano in modo diverso. La Suprema Corte sancisce in modo ben
preciso che «il diritto
alla salute è
protetto dalla Costituzione come ambito inviolabile della dignità
umana». Il diritto aggiunge anche che «ogni promessa di pagamento
da parte dei familiari al momento del ricovero è da ritenersi nulla»
e che non è possibile alcuna rivalsa nei confronti dell’anziano o
dei parenti se, nel frattempo, il congiunto fosse deceduto.
I
familiari dell’anziano malato di Alzheimer a
cui viene chiesta l’integrazione della retta, devono rivolgersi
ai Servizi
sociali del Comune di
residenza, per verificare chi se ne può fare carico. E’ opportuno
anche inviare alla Rsa una
lettera di recesso dall’impegno sottoscritto in cui si comunica che
nulla più verrà pagato. Se la struttura minacciasse le dimissioni
dell’anziano, sarebbe opportuno ricordarle che potrebbe incorrere
nel reato di abbandono di persone incapaci
Allora, a
chi rivolgersi per problemi con gli anziani malati di Alzheimer?
Per
accedere ai servizi di assistenza che si occupano di questo tipo di
malattia, bisogna rivolgersi a:
- il medico curante per quanto riguarda i servizi sanitari e socio-sanitari;
- l’assistente sociale del Comune di residenza per i servizi socio-assistenziali;
- il Centro di assistenza domiciliare presso il Distretto socio-sanitario.
Ciascuno
di questi interlocutori sarà in grado di consigliare la soluzione
migliore per l’assistenza all’anziano malato di Alzheimer.
L’assistenza domiciliare integrata all’anziano malato di Alzheimer
L’assistenza
domiciliare agli anziani malati di Alzheimer si
divide in due tipi: quello sanitario e quello sociale. Il primo è un
servizio gratuito erogato dall’Asl a
persone con patologie croniche in fase avanzata e con elevati livelli
di dipendenza, quindi anche agli anziani malati di Alzheimer. Vengono
erogate prestazioni mediche, infermieristiche, riabilitative e
socio-assistenziali presso il domicilio del paziente. A
chi rivolgersi per
attivare il servizio? Al proprio medico
curante.
L’assistenza
domiciliare di tipo sociale,
invece, non prevede delle prestazioni sanitarie ma soltanto quelle di
natura socio-assistenziale mirate a consentire la permanenza
dell’anziano nel normale ambiente di vita e di ridurre il ricorso
al ricovero in strutture residenziali.
Le
principali prestazioni erogate
dal Servizio di Assistenza Domiciliare sono:
- l’aiuto per la cura della persona (igiene personale);
- l’aiuto per la gestione della casa (pulizie, commissioni e spese);
- il sostegno per lo svolgimento delle attività quotidiane;
- l’aiuto per il mantenimento dei rapporti con vicini ed amici.
Il
servizio è gratuito per
i nuclei familiari al di sotto di una certa soglia di reddito Isee,
mentre è prevista la compartecipazione alla
spesa delle famiglie che eccedono dai parametri stabiliti dalle
Amministrazioni comunali.
Altre
prestazioni socio-assistenziali a domicilio sono i buoni
sociali,
cioè i contributi economici per le famiglie che hanno a carico,
erogati in base ad un tetto limite dell’indicatore Isee, ed i pasti
a domicilio,
qualora fossero previsti nel Comune di residenza.
A chi rivolgersi per un ricovero temporaneo
I
servizi sociali del Comune di residenza possono valutare la
possibilità di un ricovero
temporaneo dell’anziano con problemi di Alzheimer.
Viene chiamato anche «ricovero di sollievo», con una durata
compresa tra
15 e 30 giorni presso
strutture residenziali (Rsa). Questa prestazione è compatibile con
le altre, in quanto non è definitiva. Concede ai familiari
dell’anziano di prendere un respiro per poi farsi di nuovo carico
di lui.
A chi rivolgersi per un ricovero presso una Rsa di un anziano con Alzheimer
Altra
possibilità, per affrontare i problemi
con anziani malati di Alzheimer,
è quella del ricovero
presso una Rsa,
cioè una Residenza sanitaria assistenziale, quella che una volta
veniva chiamata casa di riposo. Si tratta di un ricovero
temporaneo o definitivo per
gli anziani che non possono più essere assistiti a domicilio. A
chi rivolgersi in
questo caso?
I
familiari del paziente devono presentare la domanda direttamente alla
struttura individuata
tra quelle accreditate dalla propria Regione oppure presso il Centro
unico di prenotazioni (il Cup).
Come
detto in precedenza, la Cassazione ha stabilito che le rette devono
essere a carico del Servizio sanitario nazionale.